"IL SAGGIO NON E' L'UOMO CHE FORNISCE LE VERE RISPOSTE E' QUELLO CHE PONE LE VERE DOMANDE"
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martedì 14 febbraio 2012
lunedì 30 gennaio 2012
IL POTERE DEL TRAINING AUTOGENO
I I ritmi di vita ai quali il nostro organismo è sottoposto, a volte sono davvero estenuanti; chi di noi non ha mai sperimentato quella stanchezza mentale e fisica che ci fa sentire fuori gioco, indeboliti e privi di energie?
Una buona regola certo sarebbe quella di modificare le nostre abitudini di vita: alimentazione corretta, ritmi meno frenetici, più tempo libero per prenderci cura di noi ma... purtroppo non sempre questi cambiamenti sono possibili o per lo meno, non lo sono nell’immediato e richiedono tempo per essere messi in pratica ed acquisiti come routine quotidiana.
Allora cosa fare per recuperare quel benessere, quell’equilibrio e quella tranquillità che sono in grado di fare la differenza nelle nostre vite?
Certamente ci sono diversi metodi che possono essere utilizzati con successo, e tra questi il Training Autogeno (TA) presenta sicuramente il miglior rapporto “costi-benefici” in termini di tempo necessario e risultati ottenuti.
Il TA è una tecnica completa, veloce, semplice da apprendere e praticabile ovunque che rappresenta molto più di un semplice rilassamento:
· IL TA TI INSEGNA A RICARICARTI DI ENERGIA QUANDO E DOVE VUOI: A COMANDO
· CON IL TA IMPARI A RILASSARE SIA IL CORPO SIA LA MENTE
· IL TA TI INSEGNA A PERCEPIRE E A GODERE DELLE SENSAZIONI PIACEVOLI CHE IL TUO CORPO SA REGALARTI, CONTRASTANDO LE REAZIONI FISIOLOGICHE NEGATIVE DERIVANTI DAL DISTRESS, EVITANDO CHE SE NE ACCUMULINO GLI EFFETTI DANNOSI
· IL TA TI ADDESTRA A RECUPERARE L’EQUILIBRIO ENERGETICO E FUNZIONALE PER RIPARTIRE CON MAGGIORE ENERGIA E CONSAPEVOLEZZA
· IL TA TI INSEGNA AD ESSERE PRESENTE “NEL MOMENTO”, ACQUISENDO CONSAPEVOLEZZA, EQUILIBRIO E SERENITA
Il TA è costituito da una sequenza di esercizi che, al termine di un apprendimento graduale, permetteranno di raggiungere velocemente ed autonomamente una condizione di profondo e riequilibrante rilassamento, salutare per il corpo e per la mente.
Tutto questo è reso possibile quando impariamo a posare lo sguardo all’interno di noi invece che all’esterno, ascoltando il nostro corpo, i suoi movimenti, i suoi suoni.
Questa attitudine all’osservazione silenziosa e non giudicante viene anche definita ATTENZIONE PASSIVA, laddove per passiva si intende una condizione di non-forzatura, ma di attenzione diffusa e rilassata, come se dovessimo lasciare che sial al calma a venire a noi e non noi a cercarla affannosamente.
Ci è stato insegnato ad essere sempre presenti, attivi, attenti e a reagire prontamente ad ogni stimolo esterno; tuttavia questa iperattività, nel lungo termine, può indurre una condizione di squilibrio nel funzionamento del nostro sistema nervoso, squilibrio che si può manifestare con l’insorgere di disturbi psicosomatici quali difficoltà digestive, bruciore gastrico, ansia, tachicardia, problemi della pelle e molte altre condizioni di disagio.
Il TA ci permette di modificare completamente questo schema e di capovolgerlo: non pilotiamo più la macchina, ma ci lasciamo guidare attraverso l’esperienza corporea per vedere cosa accade… ed è proprio questo totale cambiamento di prospettiva ad esercitare il benefico effetto di ristabilire l’equilibrio energetico e psico-somatico.
Ma chi può praticare il TA? Potenzialmente chiunque può accedere a questa fantastica tecnica, con alcune eccezioni relative ai seguenti casi: problematiche cardiache gravi e in corso (soggetti che hanno subito da pochi mesi interventi cardiaci o infarti), molto valido invece al ripristino delle stesse funzioni dopo eventi di questo tipo, dopo la riabilitazione; diabete avanzato e sindromi psichiatriche gravi.
E’ invece indicato per recuperare energie sane e vitali nel caso vi sentiate stanchi e spossati e la vostra giornata ancora non è finita; per recuperare equilibrio e lucidità in situazioni a forte carico emozionale o in cui ci si sente sopraffatti dalle emozioni, per recuperare concentrazione, per aiutare e risolvere disfunzioni psicosomatiche legate ad un disequilibrio del sistema nervoso autonomino (cefalea, bruxismo, psoriasi, disturbi gastro-intestinali ecc…), per aumentare la creatività in quanto in grado di migliorare la comunicazione tra i due emisferi cerebrali.
A cura della Dott.ssa Annalisa Barbier, PhD
Per maggiori informazioni potete scrivermi ai seguenti indirizzi di posta elettronica:
giovedì 19 gennaio 2012
L'AUTO-SABOTAGGIO DEI PENSIERI NEGATIVI
Volevo scrivere un articolo che rispecchiasse un po’ gli interessi e la curiosità di tutti i “non addetti ai lavori” che seguono il mio blog e la mia pagina su Facebook: così ho domandato quale era, tra una serie di argomenti papabili, quello che avrebbe suscitato il maggior interesse. Le risposte ricevute hanno orientato la scelta su “La vita segreta dei pensieri” – negativi – aggiungo, poiché in effetti i pensieri positivi ci piacciono e ci fanno stare bene e, tutto sommato, della loro “vita segreta” ci interessa poco rispetto invece a quella dei pensieri che ci fanno stare male, che ci disturbano, e che spesso finiscono con il sabotare il nostro stesso benessere.
Ma cosa sono i “pensieri negativi”? Quali sono? E soprattutto, perché nonostante siano così dannosi continuano a far parte delle nostre giornate (e anche delle notti …) mettendo a repentaglio la nostra pace e la nostra fiducia in noi stessi?
Ecco una serie di atteggiamenti cognitivi dai quali sorgono i pensieri negativi e molta parte di quel dialogo interiore che ci fa sentire inadeguati, ci impedisce di agire serenamente e può provocare disagio e malessere:
NEGATIVA OPINIONE DI SE E SENSO DI COLPA
Considerare se stessi come meno validi, meno in gamba, meno capaci, meno divertenti, attraenti o piacevoli della maggior parte delle persone con cui ci si confronta. Inoltre, frequentemente le persone affette da depressione tendono a focalizzare l’attenzione – anche nel ricordare – su episodi in cui si sono sentiti non accettati, non apprezzati o non all’altezza e su persone che sono di maggior successo di loro. Nel tempo, questa modalità di pensiero o se vogliamo, questa attenzione focalizzata, porta a considerarsi privi di valore e di attrattive fino a concludere non soltanto di meritare malessere e punizioni ma anche che gli altri starebbero certamente meglio senza di noi. Pensieri rappresentativi di tale atteggiamento cognitivo sono: “non sarò mai bravo come…”, “non valgo niente”, “sono un fallimento”, “faccio solo danni”, ecc ecc…
AUTOCRITICA, AUTOCONDANNA
Caratterizzata dalla tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri comportamenti sbagliati e sui propri errori sopravvalutandone il valore e l’importanza, o dalla tendenza a svalutare le proprie azioni pensando sempre che si poteva far di meglio o di più senza, dare peso a ciò che invece è stato fatto bene. Questo atteggiamento porta con sé una conseguenza non meno nociva: l’abitudine di considerare come immeritati gli eventi felici e i successi realizzati. Questi atteggiamenti si associano frequentemente ad aspettative eccessive ed irrealistiche sulla bontà e perfezione delle proprie prestazioni, creando così un circolo vizioso in cui le aspettative eccessive per loro natura non possono
Il paradigma semplificato di questo atteggiamento è:
I MIEI FALLIMENTI DIPENDONO SOLO DA ME/I MIEI SUCCESSI SONO SOLO FRUTTO DI UN CASO FORTUITO
Ne sono un chiaro esempio pensieri come: "Dovevo fare meglio”, “non ho fatto abbastanza”, “non sono stato all’altezza”, “è colpa mia” oppure “non merito questo successo”, “non è merito mio” ecc ecc.
INTERPRETAZIONE NEGATIVA DEGLI EVENTI
La tendenza a generalizzare gli eventi spiacevoli pensando che tutto lo sia, che tutto vada male e di essere vittime di un destino avverso; un pensiero tipico è "Mi va tutto storto". O anche assumere un atteggiamento disfattista e catastrofico in seguito a piccoli contrattempi o aspettative disattese.
ASPETTATIVE NEGATIVE
Si tratta della tendenza - spesso non del tutto realistica - a considerare il futuro come foriero di disgrazie ed eventi spiacevoli che la persona certamente non sarà in grado di affrontare. Sono pensieri che portano a considerare i sentimenti spiacevoli e le difficoltà della vita come insuperabili e destinate a perpetrarsi per sempre. L'individuo così rischia di rassegnarsi all'infelicità, considerandola inevitabile e tenderà quindi a ripetersi che è inutile cercare di fare andare meglio le cose (passività appresa).
SOPRAVVALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTA’/SOTTOVALUTAZIONE DELLE PROPRIE CAPACITA’
Questa forma di distorsione cognitiva appartiene tipicamente alle persone ansiose ma è frequente anche nelle persone affette da depressione; l’individuo tende a sopravvalutare le difficoltà, contemporaneamente sottovalutando le proprie capacità di farvi fronte, di agire e di influenzare gli eventi. Ne consegue la sensazione schiacciante di non riuscire a far fronte agli impegni, alle difficoltà, al futuro. Tali preoccupazioni si possono accompagnare, in casi particolarmente intensi, a sensazioni di nausea, tachicardia, mal di testa e vertigini.
Questi atteggiamenti cognitivi costituiscono, nella loro espressione completa, l’assetto cognitivo degli individui affetti da depressione; in essi prevale infatti la tendenza a valutare negativamente se stessi, gli eventi e il futuro.
Ma tali pensieri possono anche – sebbene in maniera parziale e discontinua – costituire il nostro comune modo di “sentire” e di considerare noi stessi e gli eventi, soprattutto in periodi di tensione, disagio o stanchezza mentale o in condizioni di stress psico-fisico, peggiorando il nostro stato d’animo e impedendoci così di riemergere da un momento difficile e di darci da fare in maniera costruttiva.
E’ PERCIÒ MOLTO IMPORTANTE IMPARARE A RICONOSCERLI
E A RICONOSCERE IL LORO EFFETTO DISTRUTTIVO!
Ma prima di presentare alcune semplici tecniche, è necessario un piccolo preambolo, che è poi la risposta alla domanda iniziale:
Perché, nonostante siano tanto dannosi e dolorosi, tali pensieri continuano a presentarsi?
Il primo passo da fare, per quanto scontato possa sembrare, è molto semplice ma fondamentale:
1. RICONOSCERE I PENSIERI NEGATIVI CHE INFLUENZANO IL NOSTRO DIALOGO INTERIORE:
Quindi imparate a fare attenzione ogni volta che nel vostro dialogo interiore compaiono frasi tipo: “non ce la farò mai”, “non sono all’altezza”, “sono un fallimento”, “è solo colpa mia”, “ho sbagliato tutto”, “non imparerò mai”, “non sarò mai all’altezza”, “tutto andrà a rotoli”, “rimarrò solo/a”, “non merito questo complimento-successo” ecc.
2. MONITORARE E VALUTARE I PROPRI PENSIERI
Significa giudicarne l’attendibilità e la credibilità individuando sia le prove che ne supportano la veridicità sia quelle che li disconfermano. Ad esempio l’affermazione negativa “non ho combinato niente” quando invece anche solo la metà di un lavoro è stata fatta, può essere sostituita con: “ho già fatto metà del lavoro!”. Questa semplice e ragionevole tecnica permette di ridurre il disagio emotivo contrapponendo all’irrazionalità dei pensieri automatici negativi una serie di pensieri più realistici e funzionali. Il limite di questa tecnica è che da sola non rende meno frequenti i pensieri automatici negativi inoltre dimostra che un po’ li crediamo veri, altrimenti nemmeno li prenderemmo in considerazione.
3. SOSTITUIRLI CON PENSIERI POSITIVI
Questa strategia consiste nel sostituire i pensieri negativi ogni volta che essi si presentano automaticamente, con una serie di pensieri positivi altrettanto realistici e verosimili. Occorre avere pazienza ed imparare a tollerare l’iniziale dissonanza creata dalla scarsa abitudine a pensare cose positive e vedrete che, dopo un po’ di tempo, i pensieri positivi entreranno a far parte automaticamente e senza sforzo del vostro dialogo interno quotidiano. Questo apporterà un notevole beneficio. Il limite di questa tecnica è che spesso le persone non accettano facilmente di sostituire i pensieri negativi con pensieri positivi, poiché considerano i primi di gran lunga più veri e reali dei secondi.
3) ACCETTAZIONE E DISCRIMINAZIONE DEI PENSIERI INTRUSIVI NEGATIVI
Consiste nell’osservare passivamente o ignorare i pensieri intrusivi senza attribuire loro alcun valore emotivo o di verità. Risulta una delle tecniche efficaci, insieme alla discriminazione, quando ci si trova in presenza di ruminazioni da disturbo ossessivo-compulsivo. Ma in questo caso è vivamente consigliato ricorrere all’aiuto di un esperto.
Infine teniamo sempre presente una grande verità:
NON POSSIAMO CONTROLLARE I PENSIERI NEL LORO COMPARIRE
Però, come insegna l’antica tradizione Buddista, una cosa molto saggia che possiamo fare per il nostro benessere è quella di cominciare a ri-conoscere i pensieri dannosi e negativi e lasciarli scorrere via… cercando di dare loro poca importanza, riconoscendone la natura illusoria e transitoria.
Se volete approfondire questo argomento, scrivetemi al mio indirizzo di posta elettronica.
Buona vita!
Ma cosa sono i “pensieri negativi”? Quali sono? E soprattutto, perché nonostante siano così dannosi continuano a far parte delle nostre giornate (e anche delle notti …) mettendo a repentaglio la nostra pace e la nostra fiducia in noi stessi?
Ecco una serie di atteggiamenti cognitivi dai quali sorgono i pensieri negativi e molta parte di quel dialogo interiore che ci fa sentire inadeguati, ci impedisce di agire serenamente e può provocare disagio e malessere:
NEGATIVA OPINIONE DI SE E SENSO DI COLPA
Considerare se stessi come meno validi, meno in gamba, meno capaci, meno divertenti, attraenti o piacevoli della maggior parte delle persone con cui ci si confronta. Inoltre, frequentemente le persone affette da depressione tendono a focalizzare l’attenzione – anche nel ricordare – su episodi in cui si sono sentiti non accettati, non apprezzati o non all’altezza e su persone che sono di maggior successo di loro. Nel tempo, questa modalità di pensiero o se vogliamo, questa attenzione focalizzata, porta a considerarsi privi di valore e di attrattive fino a concludere non soltanto di meritare malessere e punizioni ma anche che gli altri starebbero certamente meglio senza di noi. Pensieri rappresentativi di tale atteggiamento cognitivo sono: “non sarò mai bravo come…”, “non valgo niente”, “sono un fallimento”, “faccio solo danni”, ecc ecc…
AUTOCRITICA, AUTOCONDANNA
Caratterizzata dalla tendenza a focalizzare l’attenzione sui propri comportamenti sbagliati e sui propri errori sopravvalutandone il valore e l’importanza, o dalla tendenza a svalutare le proprie azioni pensando sempre che si poteva far di meglio o di più senza, dare peso a ciò che invece è stato fatto bene. Questo atteggiamento porta con sé una conseguenza non meno nociva: l’abitudine di considerare come immeritati gli eventi felici e i successi realizzati. Questi atteggiamenti si associano frequentemente ad aspettative eccessive ed irrealistiche sulla bontà e perfezione delle proprie prestazioni, creando così un circolo vizioso in cui le aspettative eccessive per loro natura non possono
Il paradigma semplificato di questo atteggiamento è:
I MIEI FALLIMENTI DIPENDONO SOLO DA ME/I MIEI SUCCESSI SONO SOLO FRUTTO DI UN CASO FORTUITO
Ne sono un chiaro esempio pensieri come: "Dovevo fare meglio”, “non ho fatto abbastanza”, “non sono stato all’altezza”, “è colpa mia” oppure “non merito questo successo”, “non è merito mio” ecc ecc.
INTERPRETAZIONE NEGATIVA DEGLI EVENTI
La tendenza a generalizzare gli eventi spiacevoli pensando che tutto lo sia, che tutto vada male e di essere vittime di un destino avverso; un pensiero tipico è "Mi va tutto storto". O anche assumere un atteggiamento disfattista e catastrofico in seguito a piccoli contrattempi o aspettative disattese.
ASPETTATIVE NEGATIVE
Si tratta della tendenza - spesso non del tutto realistica - a considerare il futuro come foriero di disgrazie ed eventi spiacevoli che la persona certamente non sarà in grado di affrontare. Sono pensieri che portano a considerare i sentimenti spiacevoli e le difficoltà della vita come insuperabili e destinate a perpetrarsi per sempre. L'individuo così rischia di rassegnarsi all'infelicità, considerandola inevitabile e tenderà quindi a ripetersi che è inutile cercare di fare andare meglio le cose (passività appresa).
SOPRAVVALUTAZIONE DELLE DIFFICOLTA’/SOTTOVALUTAZIONE DELLE PROPRIE CAPACITA’
Questa forma di distorsione cognitiva appartiene tipicamente alle persone ansiose ma è frequente anche nelle persone affette da depressione; l’individuo tende a sopravvalutare le difficoltà, contemporaneamente sottovalutando le proprie capacità di farvi fronte, di agire e di influenzare gli eventi. Ne consegue la sensazione schiacciante di non riuscire a far fronte agli impegni, alle difficoltà, al futuro. Tali preoccupazioni si possono accompagnare, in casi particolarmente intensi, a sensazioni di nausea, tachicardia, mal di testa e vertigini.
Questi atteggiamenti cognitivi costituiscono, nella loro espressione completa, l’assetto cognitivo degli individui affetti da depressione; in essi prevale infatti la tendenza a valutare negativamente se stessi, gli eventi e il futuro.
Ma tali pensieri possono anche – sebbene in maniera parziale e discontinua – costituire il nostro comune modo di “sentire” e di considerare noi stessi e gli eventi, soprattutto in periodi di tensione, disagio o stanchezza mentale o in condizioni di stress psico-fisico, peggiorando il nostro stato d’animo e impedendoci così di riemergere da un momento difficile e di darci da fare in maniera costruttiva.
E’ PERCIÒ MOLTO IMPORTANTE IMPARARE A RICONOSCERLI
E A RICONOSCERE IL LORO EFFETTO DISTRUTTIVO!
Ma prima di presentare alcune semplici tecniche, è necessario un piccolo preambolo, che è poi la risposta alla domanda iniziale:
Perché, nonostante siano tanto dannosi e dolorosi, tali pensieri continuano a presentarsi?
Il primo passo da fare, per quanto scontato possa sembrare, è molto semplice ma fondamentale:
1. RICONOSCERE I PENSIERI NEGATIVI CHE INFLUENZANO IL NOSTRO DIALOGO INTERIORE:
Quindi imparate a fare attenzione ogni volta che nel vostro dialogo interiore compaiono frasi tipo: “non ce la farò mai”, “non sono all’altezza”, “sono un fallimento”, “è solo colpa mia”, “ho sbagliato tutto”, “non imparerò mai”, “non sarò mai all’altezza”, “tutto andrà a rotoli”, “rimarrò solo/a”, “non merito questo complimento-successo” ecc.
2. MONITORARE E VALUTARE I PROPRI PENSIERI
Significa giudicarne l’attendibilità e la credibilità individuando sia le prove che ne supportano la veridicità sia quelle che li disconfermano. Ad esempio l’affermazione negativa “non ho combinato niente” quando invece anche solo la metà di un lavoro è stata fatta, può essere sostituita con: “ho già fatto metà del lavoro!”. Questa semplice e ragionevole tecnica permette di ridurre il disagio emotivo contrapponendo all’irrazionalità dei pensieri automatici negativi una serie di pensieri più realistici e funzionali. Il limite di questa tecnica è che da sola non rende meno frequenti i pensieri automatici negativi inoltre dimostra che un po’ li crediamo veri, altrimenti nemmeno li prenderemmo in considerazione.
3. SOSTITUIRLI CON PENSIERI POSITIVI
Questa strategia consiste nel sostituire i pensieri negativi ogni volta che essi si presentano automaticamente, con una serie di pensieri positivi altrettanto realistici e verosimili. Occorre avere pazienza ed imparare a tollerare l’iniziale dissonanza creata dalla scarsa abitudine a pensare cose positive e vedrete che, dopo un po’ di tempo, i pensieri positivi entreranno a far parte automaticamente e senza sforzo del vostro dialogo interno quotidiano. Questo apporterà un notevole beneficio. Il limite di questa tecnica è che spesso le persone non accettano facilmente di sostituire i pensieri negativi con pensieri positivi, poiché considerano i primi di gran lunga più veri e reali dei secondi.
3) ACCETTAZIONE E DISCRIMINAZIONE DEI PENSIERI INTRUSIVI NEGATIVI
Consiste nell’osservare passivamente o ignorare i pensieri intrusivi senza attribuire loro alcun valore emotivo o di verità. Risulta una delle tecniche efficaci, insieme alla discriminazione, quando ci si trova in presenza di ruminazioni da disturbo ossessivo-compulsivo. Ma in questo caso è vivamente consigliato ricorrere all’aiuto di un esperto.
Infine teniamo sempre presente una grande verità:
NON POSSIAMO CONTROLLARE I PENSIERI NEL LORO COMPARIRE
Però, come insegna l’antica tradizione Buddista, una cosa molto saggia che possiamo fare per il nostro benessere è quella di cominciare a ri-conoscere i pensieri dannosi e negativi e lasciarli scorrere via… cercando di dare loro poca importanza, riconoscendone la natura illusoria e transitoria.
Se volete approfondire questo argomento, scrivetemi al mio indirizzo di posta elettronica.
Buona vita!
giovedì 12 gennaio 2012
IL GRANDE POTERE DEL TRAINING AUTOGENO
Il Training Autogeno (T.A.) può essere considerato come una tecnica terapeutica, di autoconsapevolezza e rilassamento profondo ideata attorno agli anni ’30 dal dottor Johannes Heinrich Schultz (1884 – 1970), medico neurofisiologo e psicoterapeuta.
Lo stesso Autore lo definisce così: “una forma di auto distensione da concentrazione psichica” raggiungibile tramite “un esercizio sistematico per la formazione di se stessi”, mentre un’altra interessante definizione considera il T.A. come “una forma psicofisiologica di psicoterapia che il paziente realizza da se, usando la concentrazione passiva” (Luthe, 1963).
L’etimologia stessa del termine, evidenzia i due aspetti fondamentali di questa tecnica: TRAINING = allenamento e AUTOGENO = cioè autoindotto, autonomo; infatti il T.A. è l’induzione autonoma di uno stato salutare, caratterizzato da profondo rilassamento, ottenibile attraverso l’allenamento costante, che non necessita della presenza di figure esterne per essere realizzato.
LA COMMUTAZIONE AUTOGENA
Con il termine Commutazione Autogena si definisce il cambiamento psicofisiologico che chiunque si eserciti nel T.A. può raggiungere dopo aver eseguito l’esercizio; è una condizione a metà tra lo stato di veglia e lo stato di sonno, in grado di riequilibrare il sistema nervoso e la mente. Tale condizione viene raggiunta sempre più velocemente e facilmente, mano a mano che ci si esercita nell’esecuzione del T.A.
GLI ESERCIZI
Gli esercizi del T.A. possono essere eseguiti in tre posizioni, come indicato dall’autore: posizione supin, posizione in poltrona e posizione detta “del cocchiere” laddove la prima posizione è certamente la più comoda e la più indicata per iniziare. Gli esercizi cosiddetti “inferiori” sono in tutto sei, di cui due fondamentali:
- esercizio della PESANTEZZA (produce ipotonia e rilassamento muscolare)
- esercizio del CALORE (produce vasodilatazione periferica)
e quattro complementari :
- esercizio del CUORE (migliora la funzione cardiovascolare)
- esercizio del RESPIRO (regolarizza la funzione respiratoria)
- esercizio del PLESSO SOLARE (aumenta il flusso sanguigno negli organi interni)
- esercizio della FRONTE FRESCA (produce leggera vasocostrizione in regione frontale favorendo la riduzione del mal di testa)
A COSA SERVE IL TRAINING AUTOGENO
Il T.A. riequilibra il Sistema Nervoso Vegetativo attraverso la messa a riposo del Sistema Nervoso Simpatico (sottosistema responsabile tra le altre cose, di aumento del battito cardiaco, innalzamento della pressione sanguigna, aumento del tono muscolare, accelerazione del ritmo respiratorio, rallentamento delle funzioni digestive ecc) e l’attivazione del Sistema Nervoso Parasimpatico (rallentamento frequenza cardiaca ed atti respiratori, dilatazione delle pupille, stimolazione delle funzioni digestive ecc). Per tale ragione si rivela un ottimo metodo di prevenzione di patologie fisiche e psicologiche ed un efficace trattamento (a volte da effettuare in sinergia con altri trattamenti) delle seguenti condizioni:
- Ansia
- Attacchi di panico
- Emicrania
- Scarsa concentrazione
- Insonnia
- Trattamento del dolore
- Ipereccitabilità muscolare
- Tic nervosi
- Gastrite
- Colite-stipsi
Ai fini di un incremento del benessere il T.A favorisce:
- Rilassamento
- Riduzione e controllo dello stress
- Recupero delle energie psicofisiche
- Riduzione e controllo dell’ansia
- Autoconsapevolezza
- Autoconoscenza
- Miglioramento prestazioni fisiche
- Armonia ed integrazione
- Creatività
- Immaginazione
STRUTTURAZIONE DEL CORSO
- Introduzione al Training Autogeno: breve storia e definizione, implicazioni psicofisiologiche,ambiti di applicazione
- Preparare una seduta di Training Autogeno: l’esercizio della calma, l'ambiente, le posizioni, le formule, la durata, il protocollo-diario di feedback
- Imparare il Training Autogeno: la pratica degli esercizi fondamentali e degli esercizi complementari
- Condivisione e rielaborazione delle esperienze di conduzione: difficoltà e risorse individuali
DESTINATARI
Si prevede la partecipazione di un massimo di 12 persone. Possono partecipare tutti coloro che vogliono imparare una tecnica autonoma e portentosa per raggiungere nella propria vita una maggiore condizione di benessere psico-fisico E’ importante sottolineare che questa tecnica NON è indicata nei casi seguenti: depressione, disturbi ossessivi e condizioni psichiatriche gravi, importanti patologie cardiache, ipertensione non essenziale.
DATE E ORARI
Il Training Autogeno (T.A.) può essere considerato come una tecnica terapeutica, di autoconsapevolezzae rilassamento profondo ideata attorno agli anni ’30 dal dottor Johannes Heinrich Schultz (1884 – 1970), medico neurofisiologo e psicoterapeuta. Lo stesso Autore lo definisce così: “una forma di auto distensione da concentrazione psichica” raggiungibile tramite “un esercizio sistematico per la formazione di se stessi”, mentre un’altra interessante definizione considera il T.A. come “una forma psicofisiologica di psicoterapia che il paziente realizza da se, usando la concentrazione passiva” (Luthe, 1963).
L’etimologia stessa del termine, evidenzia i due aspetti fondamentali di questa tecnica: TRAINING = allenamento e AUTOGENO = cioè autoindotto, autonomo; infatti il T.A. è l’induzione autonoma di uno stato salutare, caratterizzato da profondo rilassamento, ottenibile attraverso l’allenamento costante, che non necessita della presenza di figure esterne per essere realizzato.
LA COMMUTAZIONE AUTOGENA
Con il termine Commutazione Autogena si definisce il cambiamento psicofisiologico che chiunque si eserciti nel T.A. può raggiungere dopo aver eseguito l’esercizio; è una condizione a metà tra lo stato di veglia e lo stato di sonno, in grado di riequilibrare il sistema nervoso e la mente. Tale condizione viene raggiunta sempre più velocemente e facilmente, mano a mano che ci si esercita nell’esecuzione del T.A.
GLI ESERCIZI
Gli esercizi del T.A. possono essere eseguiti in tre posizioni, come indicato dall’autore:
1. posizione supina
2. posizione in poltrona
3. posizione detta “del cocchiere”
laddove la prima posizione è certamente la più comoda e la più indicata per iniziare.
Gli esercizi cosiddetti “inferiori” sono in tutto sei, di cui due fondamentali:
1. esercizio della PESANTEZZA (produce ipotonia e rilassamento muscolare)
2. esercizio del CALORE (produce vasodilatazione periferica)
e quattro complementari :
1. esercizio del CUORE (migliora la funzione cardiovascolare)
2. esercizio del RESPIRO (regolarizza la funzione respiratoria)
3. esercizio del PLESSO SOLARE (aumenta il flusso sanguigno negli organi interni)
4. esercizio della FRONTE FRESCA (produce leggera vasocostrizione in regione frontale favorendo la
riduzione del mal di testa)
A COSA SERVE IL TRAINING AUTOGENO
Il T.A. riequilibra il Sistema Nervoso Vegetativo attraverso la messa a riposo del Sistema Nervoso Simpatico
(sottosistema responsabile tra le altre cose, di aumento del battito cardiaco, innalzamento della pressione
sanguigna, aumento del tono muscolare, accelerazione del ritmo respiratorio, rallentamento delle funzioni
digestive ecc) e l’attivazione del Sistema Nervoso Parasimpatico (rallentamento frequenza cardiaca ed atti
respiratori, dilatazione delle pupille, stimolazione delle funzioni digestive ecc). Per tale ragione si rivela un
ottimo metodo di prevenzione di patologie fisiche e psicologiche ed un efficace trattamento (a volte da
effettuare in sinergia con altri trattamenti) delle seguenti condizioni:
TRATTAMENTO
Ansia
Attacchi di panico
Emicrania
Scarsa concentrazione
Insonnia
Trattamento del dolore
Ipereccitabilità muscolare
Tic nervosi
Gastrite
Colite-stipsi
INCREMENTARE IL BENESSERE
Rilassamento
Riduzione e controllo dello stress
Recupero delle energie psicofisiche
Riduzione e controllo dell’ansia
Autoconsapevolezza
Autoconoscenza
Miglioramento prestazioni fisiche
Armonia ed integrazione
Creatività
Immaginazione
STRUTTURAZIONE DEL CORSO
Introduzione al Training Autogeno: breve storia e definizione, implicazioni psicofisiologiche,
ambiti di applicazione
•
•
Preparare una seduta di Training Autogeno: l’esercizio della calma, l'ambiente, le posizioni, le
formule, la durata, il protocollo-diario di feedback
•
Imparare il Training Autogeno: la pratica degli esercizi fondamentali e degli esercizi
complementari
•
Condivisione e rielaborazione delle esperienze di conduzione: difficoltà e risorse individuali
DESTINATARI DEL CORSO
Si prevede la partecipazione di un massimo di 12 persone. Possono partecipare tutti coloro che
vogliono imparare una tecnica autonoma e portentosa per raggiungere nella propria vita una maggiore
condizione di benessere psico-fisico E’ importante sottolineare che questa tecnica NON è indicata nei
casi seguenti: depressione, disturbi ossessivi e condizioni psichiatriche gravi, importanti patologie
cardiache, DATE E ORARIIl corso si articolerà in 8 incontri della durata di circa un'ora e mezza ciascuno. Gli orari saranno dalle 18.30 alle 20.00. Il corso avrà inizio il 22 Febbraio 2012 e si svolgerà di mercoledì con cadenza settimanale.
SEDE
Il corso si terrà presso lo studio in via Tessalonica 23 (zona S.Paolo).
COSTO
Il costo complessivo del corso è di € 190, se prenotato entro il 31 gennaio; € 210 se prenotato entro il 15 febbraio; € 230 a seguire. Il corso è a partecipazione limitata. Verrà rilasciato un attestato finale di partecipazione.
TERAPEUTA
Psicologa e Psicoterapeuta. Dottoressa in Neuropsicologia
INFORMAZIONI E ISCRIZIONI
Il modulo d'iscrizione (qui sitto) va inviato entro e non oltre il 08/01/2012. Per ulteriori info contattare la Segreteria oppure via mail attraverso il modulo contatti
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