martedì 14 febbraio 2012

LA CASA E' IL VOSTRO CORPO PIU' GRANDE

"Quindi si fece avanti un muratore, e domandò: Parlaci delle Case. 
Ed egli rispose, dicendo:
Immaginate una capanna nel deserto, prima di costruire una casa dentro le mura della città.
Giacché, come rincasate al tramonto, così fa il pellegrino che è in voi, eternamente remoto e solitario. 
La casa è il vostro corpo più grande.
essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte; e non è priva di sogni. Non sogna forse la casa? Non abbandona in sogno la città per i boschi e le colline?


Vorrei nella mia mano raccogliere le vostre case, e come il seminatore, disperderle sui prati e le foreste.
le vostre strade vorrei fossero valli, e i vostri viali verdissimi sentieri, perché possiate a vicenda cercarvi tra le vigne e giungere con l'abito profumato di terra. 
Ma questo non può ancora accadere.
I vostri antenati, paurosi, vi radunarono insieme, troppo vicini. E in voi durerà ancora la paura. E le mura delle vostre città separeranno ancora dai campi i vostri focolari.


Ditemi, gente d'Orfalese, che avete in queste case? Che mai custodite dietro l'uscio sbarrato? La pace? Il calmo impulso che rivela la forza? 
Memorie? L'arco delle chiarità perdute che uniscono le cime della mente?
Avete la bellezza che conduce al cuore dal legno e dalla pietra espressi alla montagna sacra?
Ditemi, tutto ciò avete in casa vostra?
O vi appartiene solamente la brama del benessere che entra segreta e forestiera nella casa per diventarne l'ospite e infine la padrona?


Ahimè, essa vi domina con il rampino e la frusta facendo di voi fantocci delle vostre grandi aspirazioni.
Benché abbia le mani di seta, ho il cuore di ferro.
Vi addormenta, cullandovi, per starvi accanto al letto e burlarsi della vostra nobile carne.
Schernisce i vostri sensi intatti e li depone nella paglia come fragili vasi.
In verità, la brama del benessere uccide la passione dell'anima e ride dietro al suo funerale.


Ma voi, figli dell'aria, insonni nel sonno, non sarete ingannati e piegati.
La vostra casa non sarà l'ancora, ma l'albero della nave.
Non la membrana smagliante che vela la piaga, ma una palpebra a difesa dell'occhio.
Non chiuderete le ali per attraversare le porte, non vi chinerete per non urtare la volta, non tratterrete il respiro per paura che si fendano e crollino i muri.
Non vivrete in sepolcri edificati dai morti per i vivi.
E sebbene la vostra sia una casa magnifica e splendida, non serberà il vostro segreto e le vostre aspirazioni.
Poiché ciò che in voi è sconfinato dimora nel cielo dove vi sono cancelli di bruma mattutina, e finestre di canti e di notturna quiete."




Gibran Khalil Gibran "IL PROFETA"

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